sabato 6 luglio 2013

Zero thirty dark di Kathryn Bigelow

Oggi vi parlo del film che ho visto ieri sera:



Zero Dark Thirty
Thriller, durata 157 min. - USA 2012. - Universal Pictures uscita 7 febbraio 2013.

Devo dire che non è affatto il mio genere, visto che sono appassionata del genere drammatico, fantascientifico e delle trasposizioni letterarie, ma sono stata convinta dal punteggio di 4,11 di Mymovies, quindi ho acconsentito, seppur controvoglia a vedere il film in compagnia!

la trama è questa: (cit. Wikipedia)


Il film è basato sull'attività dei servizi segreti che ha portato all'individuazione e all'uccisione di Osama bin Laden, il 2 maggio 2011 ad Abbottabad, Pakistan da parte del DEVGRU.
La trama si sviluppa in un arco di tempo compreso tra il 2001 e il 2011, e narra le indagini e le ricerche che portano l'agente CIA Maya a scovare il nascondiglio del capo di al-Qaida. Maya è una giovane agente della CIA che per otto anni vive e lavora concentrandosi esclusivamente sui dati di intelligence relativi a Osama bin Laden, leader di al-Qaeda. Nel 2003, ancora fresca di laurea, viene assegnata in Pakistan, dove assiste agli interrogatori ai prigionieri condotti nei black sites della CIA.
Qui assiste, senza nascondere una riluttanza iniziale, alle torture - o enhanced interrogation techniques, ovvero "tecniche di interrogatorio rafforzate" secondo l'eufemismo della CIA: il waterboarding, le botte, le umiliazioni, la privazione del sonno, la costrizione in catene o dentro scatole di legno.
Jessica, l'unica persona con cui a volte condivide una cena, è sulle tracce di un giordano che sarebbe disposto a infiltrarsi nella aree tribali dell'Afghanistan, in cui si ritiene possa nascondersi Bin Laden. Anche se Maya non ci crede - "Non si può dirigere una rete di terrorismo internazionale stando in una grotta" - cerca comunque di sostenere l'amica. Erano al Marriot di Islamabad, alle 19 e 35 ora pakistana del 20 settembre 2008, quando l'hotel venne sventrato dallo scoppio di 600 kg di esplosivo. Maya è stata oggetto anche di un altro attentato, a colpi di Kalašnikov, di fronte al portone della sua residenza in Pakistan.
Dopo molte incertezze si stabilisce un incontro con il giordano disposto a tradire: ma l'uomo si rivelerà un terrorista e - dopo essere riuscito a entrare in un campo militare americano - si farà saltare, uccidendo Jessica e altre cinque persone.
Negli anni successivi la sola pista non abbia subito smentite è quella di Abu Ahmed, un nome di battaglia con cui viene chiamato il più fidato corriere dei Bin Laden. Molti detenuti ammettono di averlo visto, lo descrivono ma non sanno indicare dove si trovi. Tutti concordano sul fatto che è un uomo importante, vicino al capo dell'organizzazione, che fa la spola tra Bin Laden e un suo luogotenente: Abu Faraj. A metà del 2005, Abu Faraj viene catturato dalla CIA in Pakistan. Maya lo interroga sotto tortura, ma lui continua a negare di conoscere Abu Ahmed. Maya interpreta questa reticenza come una conferma che Abu Faraj cerca di nascondere l'importanza del suo uomo.
Maya diventa una 'single-tasker', si concentra cioè esclusivamente sulla ricerca di Abu Ahmed, decisa a usarlo per trovare Bin Laden. Durante i successivi cinque anni, non fa altro. Non ha amici, non ha uomini: "Scopare con un collega? non mi sembra proprio il caso", vive da sola. Un detenuto giordano cui viene mostrata la foto di Abu Ahmed sostiene che l'uomo è stato ucciso nel 2001 e lui lo ha seppellito con le sue mani. Sembra credibile. Nove anni di ricerche di Maya sono resi vani in un attimo. Gli agenti più anziani e i capi della CIA cominciano a chiedersi se Maya abbia sviluppato una forma di mania per questa pista, che sembra morta. Ma Maya non si lascia smontare, risale al nome della famiglia di Abu Ahmed: un collega marocchino, che lavora sugli archivi fotografici, le suggerisce che Abu Ahmed potrebbe essere Ibrahim Sayeed. Ha scoperto che Ibrahim Sayeed aveva un fratello, Habib, e suppone che la foto dell'uomo morto possa essere la sua. In effetti Habib è stato ucciso in Afghanistan nel 2001. Lo conoscono da tempo ma non avevano mai pensato a uno scambio di identità. Maya è d'accordo , contatta Dan, che nel frattempo è salito di livello, al quartier generale della CIA.
La CIA mette sotto controllo il telefono della madre di Abu Ahmed. L'uomo, che chiama la madre dal Pakistan, sa di essere sorvegliato: cambia posizione molto spesso, non parla mai di fatti cruciali, non dà informazioni sui propri movimenti. A Maya sembrano tutte conferme che si tratta del messaggero di Bin Laden. Un commando di truppe speciali inviato sul campo riesce a individuare visivamente l'uomo che usa il telefono: mesi di appostamenti nei mercati affollati da cui provengono le telefonate, portano a un individuo che guida una jeep bianca. Seguendo i suoi spostamenti, gli agenti individuano un compound un po' fuori da Abbottabad, in Pakistan, non lontano dall'Accademia militare Pakistana.
La CIA mette il compound sotto sorveglianza per vari mesi, utilizzando satelliti e spie, cercando di far entrare un medico con la scusa di vaccinare i bambini, rinchiusi dentro le mura della casa. Gli analisti individuano tre donne e due uomini. Presumono ce ne sia un terzo che non si mostra mai. Maya è convinta che sia Bin Laden. Durante una riunione cui partecipa anche il capo supremo della CIA, Leon Panetta, viene valutata la probabilità che il leader di al-Queda sia effettivamente nella casa. Prima di recarsi al briefing con il presidente degli Stati Uniti, il direttore della CIA chiede ai sui più alti funzionari, cosa pensano delle intuizioni di Maya. Tutti si fermano a una probabilità tra il 60 e l'80%. Maya sbotta: "Sono certa al 100%, anzi no, visto che il 100% vi fa andare fuori di testa, diciamo il 95%, ma è 100%".
Si decide intanto di preparare un piano d'attacco, utilizzando due elicotteri invisibili, sviluppati nell'Area 51, top-secret, in dotazione al 160º Reggimento "Special Operations Aviation Regiment". Entreranno segretamente in Pakistan e caleranno una squadra di US Navy SEAL che prenderà d'assalto il compound di Abbottabad.
Dopo 219 giorni, in cui ogni giorno Maya, con un pennarello rosso, ha scritto sul vetro del suo capo il numero di giorni passati senza prendere l'iniziativa, con il rischio che Bin Laden cambi nascondiglio, il raid è approvato per la notte del 2 maggio 2011. I SEAL, nonostante la perdita di uno degli elicotteri, riescono a penetrare nel compound, dove uccidono gli uomini presenti e salgono al terzo piano. Qui trovano Bin Laden. Uccidono anche lui. Ripartono e portano in una base Usa a Jalalabad, in Afghanistan il cadavere del leader di al-Quaeda e tutta la documentazione rinvenuta nel suo ufficio, su diversi supporti: CD, DVD, computer, raccoglitori. Qui trovano Maya e gli altri agenti della CIA ad attenderli. Si effettua il riconoscimento ufficiale del corpo di Bin Laden. Maya conferma visivamente l'identità del leader di al-Quaeda. Tutto è finito. Sale a bordo di un aereo militare per tornare negli Stati Uniti. Il pilota nota: "Dovete essere una persona importante. L'aereo è tutto per voi. Ho l'ordine di portarvi dove volete": Maya continua a tacere e inizia a piangere in silenzio.

Recensione di Book Cinema E molto Altro

Che dire, un film SPETTACOLARE, molto crudo, violento, soprattutto all'inizio, quando viene mostrata la tortura di un prigioniero musulmano.
L'attrice Jessica Chastain è brava, non la conoscevo ancora, ma merita attenzione! Il suo ruolo, direi da protagonista, è enigmatico, forte, tenace e quasi maniacale. La sua "ossessione" di catturare Osama Bin Laden la porta a estraniarsi dalla vita normale. Negli ultimi anni prima della cattura vive solo setacciando videocassette, interrogando in incognita testimoni e prigionieri.
Gli effetti speciali sono UNICI! Qualche scena:




Il film ha avuto delle critiche per la presentazione di scene di tortura da parte delle forze americane, Ma soprattutto è stata candidata a 5 Oscar e ne ha vinto 1: Miglior Montaggio Sonoro

Da vedere!

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