domenica 28 luglio 2013

Racconti del terrore di Edgar Allan Poe


Il libro che sto leggendo sotto l'ombrellone è una raccolta di racconti (1845) dello scrittore del genere "horror" Edgar A. Poe. Non è per nulla il mio genere, ma non potevo più non conoscere questo libro.

Ho letto, per ora, "Il gatto nero", "Il cuore rivelatore" e "Il pozzo e il pendolo". Tra questi il primo mi ha sconvolto perchè è stato il primo racconto letto, poi, facendoci l'abitudine, ho trovato usuale il secondo nominato mentre l'ultimo racconto è quello che mi ha trasmesso angoscia e caustrofobia. Sono racconti raccapriccianti!

Trama (spoiler) de "Il gatto nero"

Il narratore, condannato a morte, decide di raccontare la sua storia, dichiarando subito che non verrà creduto da nessuno ma che deve togliersi il peso che si porta sulla coscienza.
Racconta di essere stato un uomo per bene, di aver avuto una grande passione per gli animali. L'uomo riferisce che sua moglie non perdeva occasione di procurarsene molti: avevano uccelli, pesci rossi, un bellissimo cane, conigli, una scimmietta e un gatto. Quest'ultimo, di nome Plutone, era un animale forte e bello, completamente nero ed era il preferito del narratore. La loro amicizia durò molti anni, nonostante il peggioramento del carattere del padrone che cominciava a picchiare sua moglie e a maltrattare gli animali, mantenendo però un certo riguardo per il gatto. Una sera, dopo essere tornato a casa ubriaco fradicio, l'uomo notò che il gatto evitava la sua presenza, così lo afferrò e la bestia impaurita lo morse lievemente: subito un demone si impadronì di lui. Estrasse la lama di un temperino nel taschino del panciotto e cavò un occhio alla bestia. Nei giorni successivi, il gatto lentamente guarì e fuggiva ogni volta che il padrone si avvicinava. Inizialmente quest'ultimo fu afflitto da quel rifiuto da parte di Plutone, ma presto subentrò l'irritazione e la perversità, che lo spinse a continuare l'offesa che gli aveva inflitto. Una mattina lo impiccò a un ramo, con gli occhi colmi di lacrime; quella notte si svegliò mentre tutta la casa era in fiamme, riuscì a stento a sfuggire all'incendio con la moglie e un domestico. Si abbandonò alla disperazione. Tutta l'abitazione era crollata, a parte un muro divisorio poco spesso dove poggiava la testata del suo letto. Una folla si accalcò attorno a quel resto, incuriosito si avvicinò e notò la figura di un gigantesco gatto con una corda al collo in bassorilievo. Per mesi e mesi non riuscì a liberarsi del fantasma del felino, giunse persino a cercare un altro animale della stessa razza per sostituirlo. Anche il secondo gatto attirò in breve l'odio del padrone (soprattutto quando quest' ultimo si accorse che all' animale mancava un occhio), il quale, nella discesa in un abisso di follia, tentò di uccidere l'animale, venendo però fermato dalla moglie. L' uomo, furioso, la uccise. Volendo nascondere l'omicidio, l'uomo murò il cadavere della consorte in cantina. Dopo qualche giorno, dei poliziotti perquisirono la casa della donna scomparsa; il marito, nonostante non trovasse più il gatto, si sentiva piuttosto tranquillo, tanto da permettere loro di perquisire la casa e persino la cantina. Arrivati qui i poliziotti la ispezionarono, ma non trovarono nulla. Nel momento in cui gli agenti stavano per andarsene, il protagonista, sollevato, disse loro che quella dove lui viveva era "proprio una casa ben costruita". Dicendo ciò, diede dei colpi con un bastone sul muro dove aveva nascosto la sua sposa. Subito si sentì un lamento proveniente dal muro. I poliziotti allora abbatterono la parete e scoprirono la verità. A emettere il gemito era stato il gatto, che il protagonista aveva murato vivo. Di qui ne conseguirà l' arresto dell'uomo per il ritrovamento del cadavere.

Trama (spoiler) De "Il pozzo e il pendolo"

La storia narra delle torture subite da un prigioniero dell'Inquisizione spagnola. Il narratore della storia è ritenuto responsabile di crimini non specificati e rinchiuso in una cella completamente buia. Nel tentativo di determinare le dimensioni della stanza e data la profonda quanto opprimente oscurità della stessa inciampa e cade riconoscendo di essere scampato ad una fine terribile, ovvero la caduta all'interno di un pozzo, collocato al centro della cella, dalla capacità sconosciuta. Perde nuovamente conoscenza risvegliandosi legato in posizione supina, completamente immobilizzato dai piedi sino alla testa. Dopo molto tempo si rende conto che una grande lama tagliente a forma di pendolo è sospesa sopra di lui: il suo movimento sempre più rapido e inesorabile è tale da fargli presagire che presto sarà prossima a squarciargli il petto. Anche questa volta riesce a liberarsi, intingendo i legami che lo bloccano con della carne; dei topi affamati rosicchiano le corde che si spezzano un attimo prima che il pendolo gli trapassi il cuore. Ma i muri della prigione divengono incandescenti e cominciano a muoversi e a diventare a forma di rombo al fine di portarlo presso il pozzo situato al centro della struttura. Tuttavia la storia finisce con la salvezza del protagonista da parte dei francesi; il generale Lasalle, infatti, riesce a prendere il prigioniero un attimo prima che quest'ultimo cada nel pozzo.

Trama de "Il cuore rivelatore"

Il racconto è la confessione dell'omicidio di un vecchio avvocato. L'anonimo protagonista puntualizza immediatamente di essere sano di mente anche se un po' nervoso; durante tutto il racconto vorrà dimostrare la sua lucidità nel premeditare e compiere il crimine. Amava il vecchio ma non sopportava il suo occhio chiaro da avvoltoio, quell'occhio sempre incombente, vitreo, lo innervosiva, lo faceva letteralmente diventare matto. Per sette notti a mezzanotte era entrato cautamente nella camera del vecchio, ma questi dormiva e quindi non si vedeva il suo occhio malvagio, non era quindi riuscito ad ucciderlo. Tuttavia, l'ottava notte il vecchio si svegliò. Per un'ora intera l'assassino non si mosse, poteva sentire l'affanno e la tensione del vecchio che si trasformavano in paura mentre il suo battito aumentava. Un raggio di luce illuminò quell'occhio malvagio, il battito sempre più forte e ossessivo e la paura di essere scoperto lo portò a uccidere il vecchio rovesciandogli il letto addosso. Si rallegrava poiché quell'occhio non lo avrebbe più turbato. Per occultare il cadavere lo smembrò e lo nascose sotto le tavole del pavimento. Aveva finito tutto alle quattro e mezza del mattino. A quell'ora però erano arrivati tre poliziotti che erano stati chiamati da qualcuno che aveva sentito un grido. Ma l'assassino, sicuro di non poter essere scoperto, raccontò che aveva gridato lui in sogno e che il vecchio era in viaggio. I poliziotti convinti dalle sue parole stavano chiacchierando fra di loro. Egli cominciò a sentire un battito sempre più distinto. I poliziotti sembravano indifferenti a quel rumore, tanto che quell'indifferenza gli parve un atteggiamento ingannatore e beffardo. In preda alle allucinazioni e alla paura di essere scoperto svelò loro il crimine e la posizione del cadavere.
Edgar Allan Poe



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