venerdì 5 luglio 2013

Norwegian wood di Murakami Haruki

Il libro che sto leggendo in questo periodo è:
Titolo: Norwegian Wood. Tokyo Blues
Autore:  Murakami Haruki
Editore: Einaudi Super ET
pp. XX - 388
€ 13,00
Dalla quarta di copertina:


"Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull'adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli "altri" per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel che costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un'istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui." 
Recensione di Book Cinema E molto Altro: 
Questo libro ha fatto una lunga strada per arrivare qui. Da tempo volevo leggere qualcosa dell'autore, era il periodo del boom della trilogia 1Q84. Mi intimidiva iniziare con il successo del momento, quindi ero indecisa su quale altro libro indirizzarmi. Norwegian wood mi attirò su tutto il resto della bibliografia Murakamiana (?!), per la copertina, per le frasi che veleggiavano su internet e per qualcosa che non so neanche spiegare. Avevo sentito recensioni non proprio positivissime, in quanto il libro poteva essere adatto più ad un pubblico maschile che femminile, quel sottotitolo "Tokio Blues" mi infondeva tristezza ma intestardita dal fatto di non riuscirlo a trovare, appena me lo ritrovai sotto gli occhi lo acquistai.
Che dire, sono alla metà del libro, non mi sbilancio ancora, ma non sono delusa della scelta. A Tratti è molto descrittivo e annoia, ma ci sono passaggi ben fatti, che ti aprono qualcosa dentro e dove ti ci rispecchi pienamente. E' una storia di un ragazzo e delle sue (2) storie d'amore. Non dico altro. E' un romanzo adolescenziale, cupo, triste e disperato.
Ecco un passo che mi è piaciuto:
"La morte non è l'opposto della vita, ma sua parte integrante. Tradotto in parole suona piuttosto banale, ma allora non era così che lo percepivo, ma come un grumo d'aria presente dentro di me. La morte era parte di quel fermacarte, parte indissolubile delle quattro palline bianche e rosse allineate sul tavolo di biliardo. E sentivo che noi vivevamo inspirandola nei polmoni come una finissima polvere. Fino ad allora io avevo sempre considerato la morte come una realtà indipendente, completamente separata dalla vita. Come a dire: 'Un giorno prima o poi la morte allungherà le sue mani su di noi. Ne consegue che fini a quando ciò non avverrà essa non potrà toccarci in nessun modo? Questo mi sembrava un ragionamento assolutamente onesto e logico. La vita di qua, la morte di là. Io sono da questa parte, e quindi non posso essere da quella. Ma a partire dalla notte in cui morì Kizuki, non riuscii più a vedere in modo così semplice la morte (e la vita). La morte non era più qualcosa di opposto alla vita. La morte era già compresa intrinsecamente nel mio essere, e questa era una verità che, per quanto mi sforzassi, non potevo dimenticare. Perchè la morte che in quella sera di maggio, quando avevo diciassette anni, aveva afferrato Kizuki, in quello stesso momento aveva afferrato anche me."

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